Scrive Michele Manzotti: "E' venuto in Italia per due date (Torino e Bologna) Mulatu Astatke, padre del jazz etiopico, vibrafonista e compositore. Il suo nome è anche associato alla colonna sonora del film Broken Flowers di Jim Jarmusch nel 2009".
Conclude l'articolo: "(...) esecuzioni come quelle di Motherland, Kasaléfkut Hulu, Mulatu's Mood, confermano che attorno a noi c'è un mondo musicale affascinante ancora tutto da scoprire".
Scrive Ettore Garzia: "Il vibrafono nel jazz ha avuto un padre putativo per ogni genere che si è succeduto: il pioneristico Lionel Hampton nell'era swing, Milt Jackson, cerniera tra il be-bop e il cool anche attraverso il Modern Jazz Quartet, Bobbie Hutcherson, raccordo tra hard-bop e free jazz, Gary Burton nella fusion, Cal Tjadernella latinità".
Continua l'articolo: "Negli ultimi anni la ricerca di vibrafonisti con caratteristiche di modernità sembra contare poche individualità, poichè la gran parte di essi continua a rimescolare il passato e non sempre con personalità; tuttavia qualcuno, grazie all'apporto dell'elettronica e allo sfruttamento delle risonanze, cerca di creare innovazione. Metto insieme in questo articolo tre casi odierni attraverso l'ascolto delle loro ultime prove discografiche: Jason Adasiewicz, Stefon Harris e Matthias Lupri".
"Ed è stato un disco jazz a cambiarmi la vita: «Out There», di Eric Dolphy, il celebre sax alto. Lo ascoltai dal vivo nel 1961, ad Antibes-Juan les Pins dove, con la Rheno Dixieland Band (l'orchestra dove, tra gli altri, ci esibivamo io e Pupi Avati), vincemmo il Festival europeo del Jazz. Io sono un contaminatore: mescolo la passione per la sinfonica al jazz e all'opera".
Dall'Edizione di Taranto – Il Quotidiano Italiano: "Nel novantesimo anno di attività, gli Amici della Musica “Arcangelo Speranza” hanno il piacere di presentare presso l’Auditorium Tatà di Taranto in esclusiva per il Sud Italia una delle poche date del grande sassofonista e compositore americano Bobby Watson".
Continua il Quotidiano Italiano citando Sergio Veschi: “Nel 1983 l’alto sassofonista di Kansas City Bobby Watson fece un concerto a Milano in un locale chiamato Le Scimmie, accompagnato da un gruppo italiano, L’Open Form Trio. Il gestore del locale registrò una cassetta di quello storico evento, quella registrazione piacque così tanto ai musicisti che, sebbene il supporto non potesse garantire un suono ad alta fedeltà, decisero di inciderla in un disco e nacque Perpetual Groove. Bobby Watson rimase impressionato dal sound che usciva con il trio italiano e decisero di incidere un disco. Prenotarono lo studio per due giorni, ma tutti i pezzi risultarono talmente buoni già alla prima take che non furono necessarie altre registrazioni, quel disco mitico era Appointment in Milano”.
"Nel ventennale dalla sua scomparsa, davvero non si può comprendere come sia possibile che non esista traccia nella nostra memoria, del pianista Umberto Cesari".
Per sapere di più su Umberto Cesari c'è la ricerca condotta da Vincenzo Caporaletti, Marcello Piras e Stefano Zenni:
Il link del libro, che è il risultato della collaborazione fra la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e Società Italiana di Musicologia Afroamericana, lo trovate qui: http://www.sidma.it/cesari.htm
In occasione del concerto organizzato dal C.I.D. del 28 febbraio all'auditorium Torelli di Sondrio, Fabrizio Bosso è stato intervistato da AltaReziaNEWS:
" (...) Ritengo sia importante non mettere paletti, non fare troppo i tradizionalisti, non disprezzare i musicisti che fanno scelte più popolari e meno “puriste”. In America si fa questa cosa da una vita… a me piace, mi diverto, mi annoierei a girare un anno intero solo con una mia formazione. Amo tutti i tipi di musica. Ultimamente ascolto molto la musica brasiliana. La mia matrice è jazz ma faccio molte cose e questo, credo, amplia il numero di appassionati che mi segue.”
e ancora dall'intervista:
“La cosa più stimolante che sto facendo è il tour del cd “Enchantement” registrato con la London Symphony Orchestra. Partirò a breve per un tour nelle Marche con l’Orchestra Sinfonica Marchigiana. Poi a maggio sarò in tournée con il quartetto del disco “Enchantement”: insieme a me Claudio Filippini al pianoforte, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria.”
"Una ventata d’aria fresca tra le biografie dei nostri leggendari musicisti jazz". Chick Corea
"L’opera definitiva su Monk". The San Francisco Chronicle
Nella traduzione di Marco Bertoli la biografia di Thelonious Monk, sal sito della casa editrice:
"La figura di Thelonious Monk (1917-1982) è da sempre tra le più apprezzate dagli studiosi e dagli appassionati di jazz. Eppure spesso ne è stato offerto un ritratto parziale, quando nondistorto: quello di un genio eccentrico, di un uomo mentalmente disturbato, di un musicista primitivo e naïf. Questa biografia rimette finalmente nella giusta prospettiva critica la vita e la musica del grande pianista-compositore".
Al link che segue è possibile scaricare un assaggio del libro in PDF da leggere:
"Zingaro. Completamente analfabeta. Incapace di leggere uno spartito musicale, ma in grado di diventare fra i più grandi musicisti Jazz di tutti i tempi. E’ la storia di Django, all’anagrafe Jean Reinhardt, nato in un carrozzone nel 1910 e morto a soli quarantatre anni, dopo aver lasciato, al mondo, melodie e virtuosismi indimenticabili e non riproducibili".
Finisce l'articolo:
"Nacque e morì povero. Nessun valore per l’ingente denaro guadagnato durante la carriera. Nessuna contaminazione dagli stili di vita dei non nomadi. Fu sempre, con orgoglio, uno zingaro e, forse, la magia della musica che ci ha lasciato sta proprio in questo".
"La musica di Monk è puro divertimento anche quando lacera, anche quando graffia l'anima. Musica buffa e bellissima, un inno costante alla libertà. Sembra uno scherzo quella musica, perennemente in bilico, che ecco, ecco ora sta per deflagrare. Ecco, ora i suoni si disintegrano e sarà silenzio. Ecco, ora Melodious stecca. Invece no. Un colpo di reni e la rincorsa tra accordi riprende perfetta e fulminante “come un lungo respiro che si alza”".
Interessante il raffronto di due incisioni fatta da Marco Bertoli autore del blogjazz nel pomeriggio:
Duke Ellington’s Sound of Love (Mingus), da «Sound of Love», Winter & Winter 910 008-2. Joe Lovano, sax tenore; Bill Frisell, chitarra; Paul Motian, batteria. Registrato dal 3 al 10 giugno 1995.
Duke Ellington’s Sound of Love (Mingus), da «Changes One», Rhino/Atlantic R2 71403. Jack Walrath, tromba; George Adams, sax tenore; Don Pullen, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Dannie Richmond, batteria. Registrato nel dicembre 1974.
4 MARZO ore 11 "SPECIAL EDITION" Dedicated To The Blue Notes
Dal sito Aperitivo in Concerto: "Moholo dirige un gruppo di grandi solisti della scena britannica, come il trombettista Henry Lowther, i sassofonisti Jason Yarde e Ntshuks Bonga, il pianista Alexander Hawkins, la cantante Francine Luce".
Dall'articolo: "Tre giornate di Jazz di grande qualità al ‘Casella’, durante le quali gli artisti ospiti non saliranno in cattedra, ma parleranno della propria esperienza di musicisti accanto agli allievi. Prima il Sax di Javier Girotto, poi la chitarra di John Abercrombie e infine la fisarmonica di Renzo Ruggieri, con i contributi del musicologo Gerlando Gatto, faranno vedere ed ascoltare cosa significhi suonare il Jazz con gli altri".
Dall'intervista di Federico Malavasi a Roberto Gatto:
"Contrariamente a quanto qualcuno ha affermato, il jazz è una musica d’èlite. Non è un caso infatti che questa musica si suoni nei club, che ospitano un pubblico ridotto. In America, la dimensione propria del jazz è quella dei club".
"Ho sempre pensato che suonando spesso avrei potuto evitare di studiare. Sbagliavo".
"‘Treasure Island’ di Keith Jarret. Una bomba di energia".
In occasione della chiusura del Metastasio Jazz Festival, Niccolò Lucarelli ha intervistato Stefano Zenni, Direttore Artistico della manifestazione.
"(...)cos’è il jazz per lei?
È una forma di espressione artistica fra le più complete. Perché per suonarla devi conoscere bene la musica, ma ciò non basta perché occorre anche una grande capacità di riuscire a esprimere la propria individualità. L’improvvisazione, che nel jazz è frequentissima, ti mette a nudo, per cui devi saper esprimere te stesso, controllare la musica e abbandonarti alle emozioni che provi in quel preciso istante. E questo alternarsi fra abbandono e controllo è un delicato equilibrio psicofisico. Inoltre, il jazz ha portato vitalità nel Novecento, e con essa libertà, liberazione fisica, benessere e allegria, una nuova possibilità di affermarsi per gli artisti, perché libera l’individualità, nelle note e nel corpo. Si può dire che il jazz sia una vera e propria filosofia artistica".
"People Play Jazz è il titolo di una serata musicale interamente dedicata alla musica jazz, con un nutrito programma che gioca con il binomio voci/strumenti: sessanta artisti sul palco per suonare e divertirsi col jazz, diretti da un grande nome della musica internazionale: Gary Graden".
"(...) la fotografia ha aiutato moltissimo la diffusione del jazz, un 'Arte nuova, "moderna" e nata interamente nel Novecento e ha meglio definito dei modelli di riferimento legati all'ambiente in cui si è sviluppata e al suo immaginario. In Italia, uno dei Maestri in assoluto è Andrea Boccalini che, negli anni, ha elaborato uno stile originale e ha realizzato centinaia di copertine per cd di grande qualità".
Massimo Nunzi prosegue con un'interessante intervista al fotografo, quello che segue è un estratto delle considerazioni di Andrea Boccalini.
"La differenza quindi è nella capacità di saper cogliere lo sguardo del soggetto ritratto o il momento cruciale dell'evento a cui stiamo assistendo, li non esiste tecnologia che ci possa aiutare, o ci sei o no ci sei, o lo senti o non lo senti. La storia l'hanno scritta molte immagini belle e che raccontavano molto, oppure immagini esteticamente non impressionanti ma in grado di descrivere un epoca. La tecnologia aiuta solamente l'aspetto effimero della fotografia, ma non quello sostanziale che ha ancora un valore, sebbene più esiguo".
Dal sito Toscana Musiche: "Giovedì primo marzo (ore 18) alla libreria Melbookstore, Firenze. Il critico Nicola Gaeta presenta il libro d’esordio. Jazz e altre storie, raccontate dai suoi protagonisti".
Sempre da Toscana Musiche: "Una preghiera tra due bicchieri di gin
"Un gran finale per l'edizione 2012 del festival, che sarà probabilmente destinata a restare nell' ideale albo d'oro delle migliori edizioni di sempre del festival".
"Per Sting un ritorno ad Umbria Jazz, nel 1987, l'11 luglio, Sting salì sul palco insieme a Gil Evans; durante questo live vennero eseguiti tra gli altri grandi successi tra i quali Roxanne, Tea in the Sahara, Consider Me Gone e la cover del brano di Hendrix Little Wing che Sting aveva già realizzato in studio per lo stesso album ...Nothing Like the Sun. Brani che con ogni probabilità Sting ripresenterà al pubblico in occasione del concerto del 15 luglio".
Sting sarà presente in Italia in quattro concerti:
10 luglio Anfiteatro Camerini di Piazzola
12 luglio presso il Molo del Porto di Molfetta
13 luglio al Teatro Greco di Taormina
15 luglio al Festival Umbria Jazz a Perugia
Per il concerto di Perugia la prevendita è disponibile dal 27 febbraio.
"Dal 1981 a oggi, Incanti è soltanto il quarto album di pianoforte solo di Gaslini (e il primo inciso dal vivo) dopo Gaslini plays Monk, Ayler's Wings e Gaslini plays Sun Ra".
Franco Fayenz continua citando Gaslini che descrive Incanti:
«non è un disco di musica classica e non è un disco di improvvisazione jazz. È una terza via, la sintesi di un vasto panorama musicale e di una vasta visione della musica. Si ritorna al concetto di musica totale e di musicista totale che sente la musica a 360 gradi: passato, presente e futuro. Senza accorgermene ho compiuto un'azione di musica totale applicata al pianismo».
A Great Day in Harlem è una foto in bianco e nero di Art Kane passata alla storia della jazz.
Raccoglie 57 musicisti sulla 126th Street, tra Fifth Avenue e Madison in Harlem. La fotografia è conosciuta anche come Harlem 1958 ed è stata pubblicata dalla rivista Esquire. La rivista ha avuto tra i suoi collaboratori scrittori come Ernest Hemingway, William Faulkner, Truman Capote.
"Non chiedetemi il perchè di questo libricino. Non ne ho la più pallida idea. Diciamo che una ventina di aforismi mi sono venuti a trovare... io li ho adottati e Claudio Corrivetti li ha illustrati. Se sei jazzista forse troverai delle cose che hai scoperto suonando questa musica. Se non sei jazzista, meglio! Io li odio i jazzisti"!
Sempre dall'e-book:
Luca Pelusi, giocoliere, clown in teatro e in ospedale, palloncinaro, canticchia il jazz. E' cantautore swingato (www.semijazz.it), fotografo di reportage in pellicola, giornalista locale, ludotecario. Scrive saggi sul Brasile e la bossanova. Adora le donne color cannella. Possibilmente più di due per volta. luca_pelusi@hotmail.com
Claudio Corrivetti, fotografo, editore, disegnatore da tenera età, papà e marito irreprensibile col vizio del tango, sforna libri e disegni da quasi vent'anni, riesce a sopravvivere e vivere quasi...felice. www.postcart.com
Scrive Aldo De Sanctis: "Il pianoforte come elemento centrale e decisivo per la nascita e le evoluzioni degli stili del jazz. Su quest' impalcatura, il critico musicale (...) Paolo Carradori sviluppa questo breve saggio sull'importanza del pianoforte in una storia che lo ha visto subalterno a strumenti come sax e tromba, divenuti nel tempo dei veri e propri simboli del jazz".
Continua poi l'articolo: "Carradori ci guida attraverso un'evoluzione degli stili pianistici suddivisa in tappe; dal ragtime, appunto, fino ai nostri giorni, in ognuna viene approfondita l'importanza e la figura di singoli pianisti, tra i quali non mancano Thelonious Monk, Cecil Taylor, Herbie Hancock fino ad arrivare ad Uri Caine, mentre un capitolo è doverosamente dedicato agli italiani Giorgio Gaslini, Franco D'Andrea ed Enrico Pieranunzi".
Nel libro è inoltre presente una discografia selezionata da Paolo Corridori e le interviste a:
Evidenzia De Sanctis: "Carradori ha scelto di donare tutti i proventi derivati dai diritti d'autore ad Emergency, un motivo in più per provare piacere in questa lettura".
"Adesso in Italia, a Siena, esiste la laurea triennale in jazz così annunciata: «Il decreto firmato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca riconosce che la prestigiosa istituzione senese, leader della formazione jazzistica, è abilitata a rilasciare titoli accademici di alta formazione al pari dei Conservatori statali e delle istituzioni e Università europee e internazionali con cui collabora da anni»".
L'articolo si sviluppa poi su un'altra importante notizia:
"Però non è di Siena Jazz che qui si vuole parlare, ma di un'istituzione che le somiglia, cioè il Museo del Jazz di Genova, allo scopo di contribuire a porre in evidenza un altro importante centro di studi e di ricerche sulla musica afro-americana che oltretutto ha una sede prestigiosa nello splendido Palazzo Ducale".
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